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18 settembre 2022

 

DOMENICA 18 SETTEMBRE SAN GIORGIO A CREMANO

Villa Vannucchi
Corso Roma, 47
ore 20.30
€ 10 più d.p.

Concerto di CARMEN SOUZA TRIO

Carmen Souza (Lisbona, 20 maggio 1981) è una cantautrice jazz portoghese di origini capoverdiane che si distingue per uno stile originale, un jazz fusion fra i canti tradizionali di Capo Verde con elementi tradizionali e contemporanei del jazz.
I riferimenti musicali di Carmen nella sua adolescenza erano Luis Morais, Ella Fitzgerald, Joe Zawinul, Herbie Hancock, Keith Jarret, Diana Krall.
Poi il noto bassista Theo Pascal scoprì il suo talento e divenne il suo produttore e mentore, introducendo Carmen al jazz, alla fusion, generi e sonorità contemporanee che hanno poi influenzato la sua crescita musicale. Dal 2003 Carmen e Theo hanno iniziato alle composizioni che costituirono il suo album di debutto “Ess ê nha Cabo Verde” (Questo è il mio Capo Verde). Nell’album c’è un nuovo sound creato dall’unione fra i ritmi tradizionali dell’Africa, ed in particolare di Capo Verde, quali Batuke, Morna, Cola djon e il jazz contemporaneo.
Nel 2013 è stata insignita del premio per la miglior interprete di morna e della migliore voce femminile al “Cabo Verde Music Awards”.
“Creology” è un nuovo tassello della lunga e fruttuosa collaborazione tra Carmen Souza e Theo Pascal; l’ottavo di questo sodalizio che dura ormai da oltre una dozzina di anni.
Con questo nuovo repertorio, la Souza e Pascal sterzano verso l’universo musicale afro, inteso in senso largo, con tutte le mutazioni che ha assunto con la dispersione geografica del popolo africano. Si seguono quindi rotte transoceaniche, dalle ex colonie portoghesi (Capo Verde, Mozambico, Angola) verso il Brasile e Cuba, per risalire poi sino alle coste di New Orleans. Durante un simile viaggio, ci si imbatte in ritmi assai caratteristici: batuque, funana, semba, quilapanga.

Formazione:
Carmen Souza: voce chitarra piano
Theo Pascal: basso e contrabbasso
Elias Kakomanolis: batteria e percussioni

Biglietto Carmen Souza Trio acquistabile qui

 


ETHNOS GENERAZIONI: FINALI CATEGORIA TEATRO

BDPyoung
Christian Sidoti
Contestualmente Teatro

Villa Bruno
ore 18.00
Biglietto Ethnos Generazioni acquistabile qui


 

Villa Bruno

Villa Bruno è una villa vesuviana sita in via Cavalli di Bronzo a San Giorgio a Cremano (Napoli). Da molto tempo è il centro culturale della cittadina, ospitando concerti, manifestazioni ed il premio Troisi, dedicato ai giovani comici. Ospita inoltre molti uffici comunali ed è sede di varie associazioni. Dal 2002 è anche sede della biblioteca comunale, sulla base di una cospicua donazione fatta dal cav. Giacinto Fioretti, che ne ha anche curato la sistemazione. È quindi conosciuta come “Palazzo della Cultura Vesuviana”.
La villa fu proprietà dapprima della famiglia Monteleone, e successivamente della famiglia Lieto. Durante il periodo in cui i Lieto furono i tenutari dell’edificio, esso ospitò a più riprese per le vacanze il Cardinale Luigi Ruffo Scilla, Arcivescovo di Napoli nonché parente del famoso cardinale sanfedista Fabrizio Ruffo. A partire dal 1816 la villa ospitò la fonderia Righetti, nella quale avvenne la fusione dei cavalli delle due monumentali statue equestri raffiguranti Carlo di Borbone (futuro Re Carlo III di Spagna) e Ferdinando I delle Due Sicilie (già Ferdinando IV di Borbone), le quali furono poste nel 1829 in piazza del Plebiscito a Napoli. Nelle fonderie avvenne inoltre la fusione del monumento in bronzo a Pulcinella, che oggi adorna il cortile principale della Villa. Originario di Roma, Francesco Righetti era il fonditore di fiducia dello scultore Antonio Canova, che era commissionario delle due sculture. L’artista passò molto tempo a Napoli nel periodo di realizzazione delle opere, e grazie alla sua influenza e notorietà riuscì a far localizzare l’impianto industriale a S. Giorgio nonostante le proteste dei numerosi nobili che abitavano nelle vicinanze. Il motivo per cui Righetti, nel 1816, scelse proprio San Giorgio per edificare la fonderia, poi trasformata dai Bruno in vetreria, sembra essere legato all’attiva collaborazione con il marchese Cerio il quale, grande ammiratore del Canova, intercesse favorevolmente per cosentire al Righetti di impiantare la struttura a Villa Bruno nonostante le vive proteste dei nobili confinanti. Prima della sua destinazione attuale, una sua parte è stata sede della locale stazione dei Carabinieri.

 

 

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Villa Vannucchi

Villa Vannucchi è una delle tante ville monumentali del Miglio d’Oro, sita nel comune di San Giorgio a Cremano in corso Roma.
Storia. La villa fu voluta da Giacomo d’Aquino di Caramanico (esponente della famiglia D’Aquino e gentiluomo di camera del sovrano del Regno delle Due Sicilie Carlo di Borbone), il quale acquistò nel 1755 alcune proprietà dei discendenti di Giovanni Battista Imparato, della storica famiglia omonima. Tali proprietà consistevano in due complessi edilizi (una casa palaziata e un casino alla romana) e una masseria di quattordici moggi (47.108,04 metri quadrati circa di terreno) con bosco. Alla metà del XIX secolo la villa fu venduta ai Van den Henvel e poi, nel 1912, alla famiglia Vannucchi. L’immobile fu gravemente danneggiato dal sisma del 1980, tanto che fu necessario costruire numerose centine a supporto degli archi di tutta la struttura. Durante questo periodo parte dei giardini venne occupato abusivamente e destinato alla coltivazione di ortaggi per opera di privati. Acquisita al patrimonio del comune di San Giorgio a Cremano, è stata a lungo interessata da estesi lavori di restauro, che sono terminati nel 2006. Tre anni dopo è stato ultimato anche il riassetto del parco, riportato agli antichi splendori grazie ad un rifacimento che si è ispirato alla mappa settecentesca. Oltre ad essere teatro di rassegne culturali, la villa è nota al pubblico per essere apparsa nelle scene iniziali del film Ricomincio da tre, dove Lello Arena chiama a squarciagola Massimo Troisi.

La dimora è una delle più imponenti della zona vesuviana, come dimostra il prospetto firmato da Donnamaria che prevede, in alternanza alle lesene corinzie, un doppio ordine di balconi dotati di ringhiere in ferro battuto e timpani curvi posti senza ornamenti davanti alle finestre del piano nobile. Completano il progetto architettonico della dimora la cappella dedicata all’Immacolata, una sagrestia, una sala della musica e una ex scuderia adibita a teatro. Il progetto per la nuova villa fu commissionato ad Antonio Donnamaria, un architetto di scuola vaccariana, che realizzò il prospetto su strada con una ritmata partitura di lesene giganti in stucco. L’interno è caratterizzato da decorazioni in stucco rococò. Il prospetto posteriore, che si apre sul magnifico giardino all’italiana progettato da Pompeo Schiantarelli nel 1783, è costituito da una serie di arcate, logge e porticati. Il giardino all’italiana di Schiantarelli, la cui vastità è pari al bosco di Portici, è caratterizzato, come si legge anche nella pianta Carafa, da un lungo viale che parte da una quinta ad esedra posta in fondo al cortile e giunge ad una fontana monumentale posta al centro e formata da quattro vasche laterali disposte simmetricamente in diagonale. Da qui si dipanano a “raggiera” quattordici viali che tagliano il giardino per esteso fino al limite della proprietà. Nel giardino sono conservati ancora oggi esemplari di alberi di canfora, pini, lecci, palme, magnolie, datteri, cedri, mimose e albicocchi. La villa, denominata pure “Villa e delizie dei d’Aquino detti di Caramanico” divenne un luogo di riferimento per la nobiltà napoletana ai tempi di Gioacchino Murat. Fu in questo periodo, infatti, che la dimora conobbe il suo maggiore splendore grazie alle feste e ai ricevimenti che il principe d’Aquino offriva agli ospiti sotto la direzione della moglie Teresa Lembo.

 

 

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