Il festival
La resistenza alle mode e ai consumi è la forza di un festival che nonostante tutto, dal 1995, insiste con successo nel narrare la cultura e la musica dei popoli.
Ethnos, anche per questa ventinovesima edizione si conferma come importante ed esclusivo progetto multiculturale che non solo propone artisti da diverse nazionalità, ma crea ed ospita coproduzioni con partner internazionali come il Focus Catalunya, presenta nuovi progetti discografici ed artisti emergenti.
Cinque città, tra cui la ritrovata Napoli, insieme a San Giorgio a Cremano, Portici, Torre del Greco e Torre Annunziata che segnano le tappe di un percorso che si snoda tra 16 concerti in luoghi meravigliosi.
Anche questa è la caratteristica costante del festival, la sua natura itinerante cosi come lo è la musica popolare che viaggia di voce in voce, di suono in suono, di persona in persona. Ci si interroga frequentemente chiedendosi qual è l’ obiettivo che un festival può e deve raggiungere. Quale il senso da dare a manifestazioni realizzate con fondi pubblici. Quale restituzione fare di quei fondi alla collettività.
Quanto importante ed attuale sia ancora parlare di world music, di musica tradizionale, di identità, di bellezza delle differenze, di umanità. Tutti temi che sono stati sempre alla base della mia programmazione e su cui si sono fondate collaborazioni internazionali, visioni comuni dell’essere e del fare.
Che sia un bel festival o no lo diremo alla fine, ma che sia un bel ritrovarsi a Ethnos, ogni anno, come una comunità che partecipa ai suoi riti sacri e profani, lo possiamo dire sin da subito con entusiasmo e convinzione.